La festa non può finire!
- Bruno Franguelli,sj
- 8 de nov. de 2016
- 3 min de leitura

La festa! Non c'e cosa più desiderata dagli esseri umani. Quel momento piacevole in cui siamo veramente noi stessi. È vero che esistono quelle feste formale, che dobbiamo essere attenti e investire la nostra raggione per comportarci d’accordo con le regole vigente. Ma quella non è la festa che sogniamo. Lá non si può rimanere troppo tempo. Lá, c’e qualcosa di belleza, ma soffocata per il formalismo e il gioco dell‘apparenze. La festa, invece, è luogo di spontaneità. Di chiacchierata e alte risate. Di abbracci intensi e pieni di amore. Nella vera festa, nessuno si sente da solo. Là abita la gioia!
Nel inizio del Vangelo di Giovanni troviamo Gesù in una festa, non qualsia festa, ma quella di nozze. L’evangelista sottolinea qualcosa che può passare inosservato: “c’èra la madre di Gesù e anche Gesù con i suoi discepoli”. Gesù stava in famiglia. Si sentiva a casa. Cèra cibo, c'era vino, c’era amicizia, c’era festa. Su che cosa parlava lui? Di che cosa rideva? Non sappiamo! Ma di una cosa possiamo avere certeza: lui godeva del momento! Andava lì per participare della gioia degli sposi, per condividere con loro e con tutti uno dei momenti più speciali della vita umana: l’unione tra due esseri che si amano. Il Vangelo non dice che Gesù è andato lì per fare l’ufficiale di cerimonia, neanche per pregare per gli sposi. Gesù era li soltanto uno degli invitati.
In un determinato momento. La festa era forzata a finire. Sembra che non avevano calculato bene il numero dell’invitati oppure quegli avevano bevuto molto di più di quello previsto. Mancava il vino, la gioia stava per finire. Gesù è stato subtamente informato dalla sua Mamma. Le mamme sanno quello che i figli sono capace di fare. Maria conosceva il cuore del suo figlio. Ma, lei non l’ha chiesto niente, soltanto gli ha detto: ‘Non hanno vino!’ in altre parole: “La festa, la gioia sta per finire!” Cosa resta a una festa senza la gioia? La noia del tempo che sembra fermarsi, il vuoto e il silenzio rumoroso. Non c’è celebrazione!
E Gesù si alza, vuole recuperare la festa. In ragione di quello, cambia i suoi piani. Esci del anonimato, fa il miracolo. Offre una gioia che mai aveva stato assaggiata da nessuno. Restituisce la festa.
Nel Miracolo di Canna, Gesù rivela la sua passione per l’essere umano, per la sua gioia. Che non consiste soltanto in godere delle cose spirituali. Molte volte astratti e che sembrano essere cose di un mondo superiore. L’immanenza è la via per aggiungere alla trascendenza. Molti degli uomini che si dicono non credente e anche certe persone religiose non hanno capito quello. Tra certi credenti e non credenti c’è qualcosa che forse sia molto simili: ambedue hanno il rischio di cercare Dio fuori dal mondo. Cioè, Gli cercano lontano dal cotidiano, delle cose semplice della vita. Ambedue non si sono fermati per guardare il tramonto, per assaggiare lo stupore dell’esistenza che accade in ogni momento della vita. Ambedue si sono presi ai ritualismi, religiosi e non religiosi, in cui certi credenti pensano di potere mettere Dio in una gabbia piena di concetti vuoti, ed quelli che si dicono non credenti professano l'assenza di Dio senza avere imparato a guardare il volo del uccello.
Gesù, la visibilità e l’immanenza del Dio invisibile, ci invita a credere che questa visibilità è vera e presente là, dove siamo noi stessi, anche nei giorni dove invece della festa, c’e la solitudine, invece del riso, il pianto ed invece del rumore festivo, il silenzo vuoto. Ed è esatamente in quello momento che Gesù si alza e esci del aparente anonimato e ci offre la gioia che non è stata mai assaggiata da nessuno. E cosi, Lui ci restituisce la festa!
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